Dal primo lockdown alla feroce diminuzione degli incassi: la triste storia dei cinema nostrani ed il nostro sogno di tornare al cinema
Chi dice che il cinema è solo intrattenimento può essere incolpato di vilipendio ed allineamento ai negazionisti.
Il cinema è, a tutti gli effetti, una vittima del COVID – 19.
La settima arte sta subendo una delle più grandi crisi d’arresto da quando i fratelli Lumière decisero di fare la loro prima proiezione. Il primo DPCM che tirava in ballo i cinema risale all’8 marzo 2020, giorno in cui il demone cinese decise di regalare all’arte la sua ultima mimosa.
Tra un DPCM ed una comunicazione del Presidente De Luca, il 2020 ha continuato a sferrare colpi precisi alle case di produzione, che erano pronte a mettere sul mercato i loro prodotti.
Secondo i dati rilevati, in Italia nel 2020 i cinema hanno registrato un decremento di più del 71,3% degli incassi e di più del 71% delle presenze, rispetto al 2019. Se si considerano i dati a partire dall’8 marzo, primo giorno di chiusura nazionale delle sale, i cinema hanno registrato il 93% circa in meno di incassi e di presenze, per una differenza negativa di più di 460 milioni di €. (fonte: ANICA)
I dati, seppur agghiaccianti, non fanno trasparire la reale tristezza di un proiettore in disuso.
Stanotte ho sognato di tornare al cinema, è vero. Ho sognato la fila ai biglietti, la corsa agli ultimi posti e gli infiniti trailer . Al risveglio sono stato triste, non perché mi manchino i film (la pandemia me ne sta facendo abusare), ma perché al cinema ero in compagnia.
Il cinema non è solo intrattenimento e non è pienamente economia.
Il cinema è sociale, e non c’è legge o dato che tenga.
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