“La realtà non mi piace più…la realtà è scadente.”

“La realtà non mi piace più…la realtà è scadente” è questo il periodo che racchiude il senso della nuova pellicola di Paolo Sorrentino “E’ stata la mano di Dio”.

Un nuovo modo di scrivere

Quello che andrò a fare oggi, cari lettori, è un esperimento. Per quanto ami scrivere mi risulta sempre molto difficile trovare nuovi argomenti per costruire un articolo. Essere originali e allo stesso tempo didascalici, credetemi, non è semplice. Quindi opterò per l’essere il più personale possibile. Discutere di cosa che mi appartengono piuttosto che di fatti che potreste leggere su un qualsiasi altro blog. E poi, parliamoci chiaramente…se non vi piace quello che state leggendo, chiudete la pagina e dedicatevi ad altro, nessuno si prende collera. Credo che tutto ciò serva più a me che a voi.

D’ora in avanti prenderò in analisi delle frasi di alcuni film e partirò da queste ultime per costruire un articolo.

La realtà non mi piace più…la realtà è scadente

Siete in sala, il film è finito, i titoli di coda stanno scorrendo ormai da tempo, eppure, non riuscite a staccarvi da quella poltrona…perché? Non so se vi è mai capitato, personalmente sì. Mi capita da quando ne ho memoria, però da bambino uno certe domande non se le pone, si concentra su dettagli che noi grandi definiremmo scontati, ma crescendo ci incasiniamo con quelle domande esistenziali che non ci fanno dormire. Perché le persone stanno andando via ed io resto qui seduto? Forse voglio che questo momento duri un po’ di più. Forse sono io, quello che sto provando, che voglio duri un po’ di più. Potrà sembrare un pensiero peregrino e alquanto illogico ma non è così.

E’ stata la mano di Dio” era uno di quei film che volevo assolutamente guardare al cinema, mi sarebbe dispiaciuto recuperarlo su Netflix. Quindi lo vado a vedere e, devo essere sincero, con grosse aspettative. Ora, non starò qui a dirvi se mi sia piaciuto, quanto mi sia piaciuto…non è l’obbiettivo di questo articolo.

Stessa prassi: il film termina, partono i titoli di coda, le persone abbandonano la sala ed io resto lì. Da bambini osserviamo quei dettagli che noi grandi definiremmo scontati, ma in realtà crescendo diventiamo soltanto più superficiali. La nostra testa si riempie di domande, domande che servono a prendere tempo per non affrontare se stessi, domande che nascondono l’inadeguatezza che proviamo, domande alle quali avevamo già la risposta quando eravamo più piccoli.

Io, rimango qui seduto perché quello che sto provando è meraviglioso, è molto meglio della robaccia che c’è fuori e in questo momento mi sento più vivo che mai. La realtà ci delude, ci fa soffrire e, il più delle volte, ci trasforma in adulti superficiali. Il cinema affronta la realtà con impavida sicurezza, plasmandola e arricchendola a suo piacimento.

“E’ stata la mano di Dio” mi ha fatto prendere atto di ciò che sono e la storia di Fabietto è la storia di molte persone che si dedicano a questa straordinaria arte.

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