Generazione 56K è la serie “nostalgia” dell’estate ideata e diretta da Francesco Ebbasta, storico regista napoletano del gruppo “The Jackal”. La serie, vede due personaggi, Daniel e Matilda, alle prese con una storia d’amore fatta di complicazioni e grasse risate. Ambientata tra Napoli e Procida, la serie segue due filoni temporali: quello degli anni Novanta e quello dei giorni nostri. Gli anni Novanta, in particolare, saranno il pilastro fondamentale sul quale procederà la storia. Davanti la camera anche Gianluca Fru e Fabio Balsamo componenti del famoso gruppo partenopeo.
I due personaggi principali sono interpretati rispettivamente da Angelo Spagnoletti(Daniel) e Cristina Cappelli(Matilda).
Regia riconoscibile quella di Francesco Ebbasta, cresciuto a pane e film, e con una poetica che non si distacca minimamente dai soliti video targati “The Jackal”. Generazione 56K è la serie nostalgia dell’estate perché è ricco di una carica nostalgica sorprendente e genuina. Probabilmente dopo la visone dell’intera serie vi verrà voglia di approfondire il discorso 56K e di ascoltare a palla gli 883. Max Pezzali, infatti, aveva già collaborato con il gruppo di youtube con il video “30 anni”, dove il cantautore lombardo recitava un fantastico cameo.
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La fotografia, inoltre, è uno degli aspetti tecnici più belli che compongono la serie, carica di colori saturi e vivaci.
Una storia d’amore diversa
La storia d’amore raccontata in questa serie è un tantino diversa da quella già viste finora. La storia, infatti, porta con sé la nostalgia e la “magia” degli anni Novanta. Dove una relazione non si articolava solo da messaggi e videochiamate, ma anche da ricordi, avventure e canzoni. Le relazioni sociali vecchio stampo che ci presenta il regista, funzionano alla grande e riescono a farci immedesimare perfettamente nei personaggi.
Generazione 56K è una serie da vedere. Non solo perché sono i “The Jackal”, ma perché ogni inquadratura ogni singolo frame è fatto con cura e passione per il cinema. Vi consigliamo la visone di questa serie, non perché sia perfetta ma perché è magicamente nostalgica.